I vasi di Diego Chilò

(Acroteri)

Si chiama Acroteri ed è la collezione di vasi realizzata in tiratura limitata in collaborazione con Diego Chilò, professionista nel campo dell’architettura e dell’industrial design. Nello specifico, in questo progetto, noi ci siamo occupati di scegliere e fornire la materia prima.
Tutto il progetto ci ha affascinato, a partire dal nome. Gli acroteri arrivano dall’architettura dove in passato indicavano le decorazioni nel frontone dei templi. Gli acroteri erano quindi destinati a essere avvolti da elementi decorativi piuttosto che riempiti, come ci si aspetterebbe nel caso di un vaso. E infatti accade proprio così in questa collezione, dove l’idea di Diego è stata quella di annullare il significato stesso di vaso. Negli acroteri il foro centrale scompare: resta il ricordo della forma, appaiono piccoli fori tutto intorno, lavorati sapientemente e pronti ad accogliere i fiori, o ad attendere vuoti.

La materia prima: il recupero degli scarti della pietra  

Per fare questo progetto, non solo il nome si è ispirato all’architettura ma anche la materia prima: tutti i vasi sono ricavati da masselli in Pietra di Vicenza, torniti, levigati, forati ed incisi a mano. Dopo un confronto con Diego la scelta non è ricaduta su una pietra qualsiasi. Nella prospettiva di riuso e reinterpretazione della forma ii pezzi di pietra che compongono questi vasi provengono da materiali di scarto recuperati a nuova vita. Secondo un principio di riutilizzo e riqualificazione della materia prima e di rispetto e investimento per l’ambiente.

Le parole di Diego Chilò

“Lo scorso anno, visitando le cave di pietra a San Gottardo nel basso vicentino, con la ditta Peotta Armando, sono rimasto colpito dalla quantità di pietra naturale che, per svariati motivi, rimane inusata e scartata. Non nascondo il disagio che ho percepito durante la visita nel vedere tanto materiale inutilizzato, frutto del processo per la preparazione di blocchi commerciali di pietra. Si è riaperta così, naturalmente, la via per continuare un mio percorso iniziato qualche anno fa, nel quale immaginavo che la materia potesse esprimere qualcosa di più della forza, e che dovesse interessare e catturare l’attenzione. Ho intravisto, nel materiale di risulta delle lavorazioni e nel riuso di parti di blocchi scartati sia in cava che dalle lavorazioni, la possibilità di realizzare pezzi di alta manualità. Sono nati così i nuovi vasi disegnati per Peotta Armando. Rifiniti a mano, numerati e unici, grazie proprio alla tipologia di materiale impiegato, la pietra scartata. Il colore mai uguale per la natura porosa della pietra, esaltato dal profumo dei trattamenti naturali usati, afferma l’unicità dell’idea e del progetto.

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